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YAMNA MOSTEFA

Generazione Critica: Qual è stato il tuo percorso formativo e professionale?

Yamna Mostefa: Sono originaria di Carcassonne, nel sud della Francia e ho 42 anni. Il mio percorso di studi si può definire molto tradizionale, ho ottenuto un diploma di maturità in scienze umane.
La mia carriera professionale è stata molto eterogenea, nonostante questo la fotografia rappresenta una costante nella mia vita.
Nel 2017, nel tentativo di riprendere gli studi in psicologia, mi sono trasferita a Sète, una piccola cittadina nel sud della Francia, circondata dal mare. Trascorrevo tutte le mie giornate di fronte al mare (“face à la mer”).
A quell’epoca sentivo sempre più la necessità di raccontare, attraverso le immagini, come alcuni territori a sud del Mediterraneo fossero cambiati, o potrebbero cambiare, per me era diventato essenziale. Anni prima, mi ero innamorata di Tangeri, del fascino di questa città cosmopolita con un ricco passato artistico. Per me rappresentava un’idea meravigliosa del Mediterraneo. Quindi sono partita, con in mente un progetto dal carattere transdisciplinare: nel 2018 mi sono trasferita a Tangeri per creare “Face à la mer” (FALM) insieme a Wilfrid Estève, direttore dell’agenzia Hans Lucas.

GC: La dimensione festival è storicamente quella più congeniale alle attività di promozione e di network nell’ambito della produzione fotografica, a tuo parere quali sono le ragioni?

YM: Non definirei FALM come un festival, organizziamo incontri fotografici professionali, mettendo in contatto fotografi ed esperti internazionali, ma non facciamo mostre fotografiche. Ciò che ci interessa a FALM è il fotografo e il modo in cui può emanciparsi professionalmente.
Al nostro arrivo in territorio marocchino ci siamo resi conto di alcune mancanze, alcune lacune della scena fotografica locale che riguardavano sia la formazione che gli strumenti disponibili. Ci siamo concentrati nel comprendere le difficoltà riscontrate dai fotografi nel lavorare qui e nel far conoscere il proprio lavoro, sia all’interno del paese che oltre i confini.

GC: Come hai impostato “Face à la mer” in termini di attività e di potenziale coinvolgimento del pubblico? E attraverso quali step?

YM: L’obiettivo di FALM è innescare discussioni, implementare iniziative per supportare progetti e sostenere professionisti indipendenti nel loro percorso lavorativo. La nostra sfera di azione si rivolge a tutti i fotografi professionisti, emergenti o affermati.

Abbiamo anche voluto scoprire e sostenere progetti atipici, nuove ed audaci forme, e formati, di narrazione fotografica. Abbiamo creato uno spazio di scambio – purtroppo raro in questo specifico contesto – tra professionisti dei media, dell’editoria e della fotografia. In sintesi, abbiamo voluto fare qualcosa per professionalizzare il mondo della fotografia nei territori a sud del Mediterraneo, così è nato FALM.

Inizialmente, era necessario riunire fotografi locali con esperti e professionisti già affermati, affinché potessero anch’essi sviluppare una carriera in questa direzione. C’era anche la volontà di permettere loro di promuovere la loro visione di questa regione all’estero.
L’obiettivo era rompere l’isolamento in cui i fotografi locali sono spesso immersi. L’organizzazione di spazi di discussione è sempre al centro del nostro lavoro, con proiezioni fotografiche e incontri con il pubblico, dibattiti durante i workshop, letture di portfolio, tavole rotonde. Tutto gratuitamente, con posti limitati. Ogni anno ci adattiamo in base alle reazioni. Esaminiamo ciò che funziona e ciò che non funziona e ripensiamo il programma per soddisfare al meglio le esigenze.

Presentation of the program for 2022 edition to the selected candidates by Yamna Mostefa. © Photo by Laurent Lecrabe

Presentation of the program for 2022 edition to the selected candidates by Yamna Mostefa.
© Photo by Laurent Lecrabe

GC: Chi sono gli artisti che partecipano agli incontri?

YM: Sono fotografi provenienti da tutto il mondo – Maghreb, Africa, Italia, Spagna, Francia, Belgio, Canada – che trovano nella condivisione, nell’apertura e nello scambio dei valori comuni essenziali. Si riuniscono tutti a Tangeri in occasione degli incontri fotografici che organizziamo.
Inoltre, durante tutto l’anno svolgiamo attività anche in altri paesi, come Francia, Italia e Canada.

GC: Come si inserisce la vostra attività nel contesto della città di Tangeri e in generale del Marocco? Avete consolidato rapporti con enti e istituzioni? Ci sono luoghi espositivi e di incontro privilegiati?

YM: FALM collabora principalmente con enti privati. Sono delle eccezioni l’Istituto Francese del Marocco, a Rabat, e l’Istituto Francese di Tangeri, molto attivi sul territorio.
Tra i nostri partner privati figura la Fondazione Yzza Slaoui, a Casablanca, in Marocco.
Siamo anche sostenuti da società francesi come Hans Lucas Pixways e SAIF.

Dal 2022 l’Istituto Francese di Tangeri, in collaborazione con il Consolato Francese di Tangeri, organizza una mostra sui cancelli del consolato, tradotta in francese e in arabo in modo da raggiungere il maggior numero possibile di passanti. La mostra comprende una selezione di progetti di fotografi provenienti da FALM.

GC: C’è un progetto, tra i tanti realizzati nel contesto dei “Recontres”, al quale guardi con particolare soddisfazione?

YM: Ce n’è più di uno. Per esempio, la collaborazione con il Ragusa Foto Festival, il cui direttore artistico Claudio Composti ci ha invitato per le letture di portfolio. Claudio è anche un tutor importante per i fotografi di FALM. Negli anni i nostri scambi con la scena fotografica italiana sono diventati sempre più significativi.

Tutoring with Claudio Composti (Art director, Italy) and Youcef Senous (Algerian photographer) © Photo by Laurent Lecrabe

Tutoring with Claudio Composti (Art director, Italy) and Youcef Senous (Algerian photographer)
© Photo by Laurent Lecrabe

Un’altra importante collaborazione per noi è quella con Zoom Festival, in Canada, nella quale presenteremo la serie “Sincerely Tendrara” della nostra compianta Yzza Slaoui. Yzza ci ha lasciati il 28 novembre 2021 e questa prima mostra condivisa sarà dedicata a lei. Per la prima volta verrà presentata al pubblico la Fondazione Yzza Slaoui (FYS), così come sarà anche la prima volta di un evento organizzato da FALM in Canada.
In quell’occasione FYS e FALM presenteranno ufficialmente il “Prix International Photo Documentaire Yzza Slaoui”. Questo premio sarà aperto a tutti, senza limiti di età, sesso o frontiere, e si concentrerà sul documentario fotografico.

Infine, abbiamo avviato una bella collaborazione con TRANSMISSION, il centro di formazione francese dedicato al fotogiornalismo.
Il vincitore, o la vincitrice, del Grand Prix verrà accolto nel corso di formazione professionale della durata di dieci mesi. Il corso, certificato dall’agenzia Hans Lucas, permetterà al partecipante di affermare la propria identità e posizionamento, ottimizzare le produzioni e gli strumenti, dalla fase di scatto fino alla diffusione del prodotto finale, comprendere l’ambiente economico e giuridico, sviluppare le competenze relazionali e la rete di contatti, ampliare l’orizzonte e arricchire la riflessione per rinnovare la pratica. Inoltre, è compreso uno stage di tre mesi in un’azienda del settore, che darà modo di integrarsi in una realtà già affermata e strutturata.

GC: Il Mediterraneo è un grande affaccio, simbolicamente luogo di incontro e allo stesso tempo di distanze, quali sono i ponti metaforici e culturali che ti proponi di costruire?

YM: È importante sviluppare progetti artistici che offrano riflessioni approfondite sull’esperienza vissuta. Più che mai, vogliamo contribuire a diffondere un’identità interculturale mediterranea rivolta al futuro, che celebri le energie creative sostenendo l’impegno dei fotografi nel cambiamento sociale, tenendo conto delle trasformazioni che ci coinvolgono, ci isolano e ci uniscono. Elementi che ci riportano ogni giorno alle nostre origini, al nostro presente, pensando al nostro futuro.

Si può notare che il concetto di territorio e ambiente ricorre con una certa frequenza; ma allo stesso modo anche alcune problematiche sociali, che rimangono ancora molto difficili da affrontare pubblicamente, vengono portate all’attenzione attraverso la delicatezza dei fotografi emergenti. Forse è questa una delle ragioni del loro lavoro? Dopotutto, i fotografi riescono davvero ad appropriarsi di una storia e a raccontarla con i loro occhi.

Sono approcci sottili quelli utilizzati per lavorare su alcune tematiche sociali che sono difficili da affrontare in questi territori, ad esempio: il lavoro di Yasmine Hatimi si è concentrato sulla questione della mascolinità, Yzza Slaoui sull’isolamento delle donne causato dai cambiamenti climatici, mentre Abdelhamid Belahmidi ha esplorato la digitalizzazione e il suo rapporto con la società e con l’individuo.

Le nostre società hanno sempre più difficoltà a comunicare e secondo me la fotografia può essere un mezzo adatto per colmare questa mancanza perché è un linguaggio universale.
Wilfrid Estève e io siamo francesi, viviamo e lavoriamo tra Tangeri e la Francia, ci è sembrato importante trovare un canale di scambio per continuare a raccontare la nostra storia comune e imparare gli uni dagli altri.

GC: Quando si svolgerà l’edizione 2023? Ci sono novità o anticipazioni?

YM: L’edizione 2023 si svolgerà dal 30 novembre al 2 dicembre, a Tangeri.
Quest’anno speriamo di reintegrare uno spazio che amiamo particolarmente e che si trova nel cuore della Kasbah: il Museo delle Culture Mediterranee, che rappresenta un luogo patrimoniale imprescindibile e una parte importante della memoria collettiva mediterranea.

View from the Darnour (FALM's guest house and partner since 2019) © Photo by Laurent Lecrabe

View from the Darnour (FALM’s guest house and partner since 2019)
© Photo by Laurent Lecrabe