Valerio Rocco Orlando
Valerio, iniziamo con una notizia piuttosto recente. Sei infatti il vincitore per il 2016 del Premio Fondazione VAF con Niendorf (The Damaged Piano). Ci puoi parlare di questa esperienza?
Valerio Rocco Orlando: Niendorf (The Damaged Piano) è il titolo di una video installazione a due canali nata dalla collaborazione con il compositore inglese Michael Nyman in occasione del festival Novara Jazz del 2008. Si tratta di un lavoro sulla relazione tra memoria e produzione artistica, una riflessione, in prima persona, sul rapporto tra artista, medium e opera d’arte. Di fatto, questo premio, che oltre al riconoscimento economico prevede l’acquisizione dell’opera da parte della collezione, una delle più grandi di arte italiana, conservata al Mart di Rovereto, è per me l’occasione per rileggere dieci anni di ricerca e collaborazioni con istituzioni e sfera sociale, per comprendere dove sono oggi, attraverso il confronto con gli altri, e muovere nuovi passi, con maggiore fiducia e consapevolezza.
Hai realizzato progetti in vari paesi e a contatto con diversi contesti culturali, interagendo direttamente con persone del posto, basta pensare ad esempio a What Education for Mars? e a The Reverse Grand Tour. Quanto è importante questo scambio per un artista?
VRO: A partire dalla variabile del tempo credo che lo scambio sia la parola chiave per comprendere la natura stessa della mia pratica. Il mio medium è l’incontro, senza di esso sono come un pittore senza musa, tela e colori. Per alcuni artisti, come emerge dal confronto a più voci di The Reverse Grand Tour, l’isolamento o il dialogo all’interno del sistema dell’arte contemporanea è l’area in cui muoversi e il confine. Nel mio caso ho seguito semplicemente la mia natura, o forse è per via di una formazione più legata a pratiche comunitarie, come il teatro e il cinema. Proprio durante la produzione del ciclo legato all’educazione, a Cuba, dove nel 2012 ho trascorso parecchio tempo, grazie all’invito a partecipare alla Biennale dell’Avana, nonostante tutte le difficoltà logistiche, nella quotidianità con gli studenti ho realizzato che l’esperienza di relazione, sia dal punto di vista professionale che personale, sostanzia la mia ricerca e l’esperienza di vita, in un’ottica più ampia, di tutta la comunità. Quando attraverso l’opera lo scambio tra artista, partecipanti e pubblico si concretizza in un’osmosi significativa per tutti, stratificandosi attraverso diversi livelli di produzione e fruizione, in questo senso credo che l’arte possa rispondere alla sua vocazione di educazione radicale. In ogni modo non credo nell’autorialità collettiva, piuttosto nella responsabilità individuale dell’autore rispetto alla formalizzazione estetica dell’opera, proprio perché a partire da quella sintesi si possa creare uno scambio autonomo con gli altri.
Che metodo segui per realizzare i tuoi lavori?
VRO: Il punto di partenza e l’obbiettivo per produrre ogni nuovo lavoro, che si tratti di un’installazione d’arte pubblica, di un film o di una pubblicazione, è instaurare un rapporto di fiducia con la comunità di riferimento, una relazione che nasce nella quotidianità dalla pratica dell’ascolto attivo, dell’auto-osservazione, dell’immedesimazione, dell’identificazione delle urgenze e della gestione dei processi di mediazione.
A cosa stai lavorando al momento e quali sono i tuoi progetti futuri?
VRO: Da due anni lavoro alla preparazione di un film con l’attore Saleh Bakri. Un sodalizio nato nell’estate del 2014, durante l’operazione Protective Edge, a seguito di un incontro in cui abbiamo deciso di scrivere assieme una storia alternativa alla guerra e all’occupazione, al fine di mostrare al mondo cosa rimane della Palestina oggi, attraverso un ritratto corale della nuova generazione che ancora vive in Israele e nei Territori palestinesi. Dialogue with the Unseen (Dialogo con l’Invisibile) è un viaggio spirituale e un pellegrinaggio politico in Terra Santa, una carrellata di conversazioni in presa diretta tra uomini e donne palestinesi.
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Valerio Rocco Orlando (Milano, 1978), dopo una laurea in drammaturgia all’Università Cattolica di Milano e un master in regia alla Queen Mary University di Londra, compone articolate installazioni, flm e libri che, in bilico tra dialogo corale e ritratto intimista, mettono in scena la relazione tra individuo e comunità, allo scopo di ripensare e riattivare il senso di appartenenza nella società contemporanea. Assumendo l’arte come processo di analisi e conoscenza reciproca, la sua ricerca produce un discorso aperto, plurale e personale, sia dal punto di vista estetico che concettuale, esplorando l’osmosi tra istituzioni, musei, accademie e sfera sociale.
valerioroccoorlando.com
Valerio Rocco Orlando, Niendorf (The Damaged Piano), 2008.
Detail of the two-channel video installation, VAF Collection, Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
© Valerio Rocco Orlando 2008.
28/05/2016