SHAME TO PRIDE | JAKUB JANSA
Shame to Pride (2021) è il settimo capitolo del progetto video-installativo di Jakub Jansa. L’artista praghese ha pensato ad un’esibizione a lungo termine che si sviluppa nel tempo con una narrazione audiovisiva suddivisa in capitoli in cui ogni capitolo viene installato con soluzioni diverse e sempre in trasformazione: questa scelta interdisciplinare crea così un’esperienza mutevole della storia degli strani protagonisti di Club of Opportunities, il titolo scelto per raccogliere il progetto nella sua interezza. Mostrando anche degli elementi che fanno parte della produzione cinematografica lo spettatore vive in un limbo tra la narrazione e il processo che ha reso possibile la sua realizzazione.
Siamo nella Vegesociety, società di vegetali fondata su una gerarchia molto stretta e divisa tra il ceto alto e il ceto invece povero. Il protagonista del racconto è un sedano rapa dalle sembianze umane che vuole riscattarsi e cercare di entrare nel rango nobile e da lì costruire una nuova carriera: all’apice della piramide sociale di Vegesociety ci sono gli avocadi, artistocratici snob che dettano legge e che, senza farsi scrupoli, deridono tutti gli altri vegetali. A creare dell’ordine in questa narrazione densa e stratificata è un filosofo, questa volta umano di nome Kamil Nabelek, che, alla pari di un Virgilio contemporaneo, guida il protagonista e soprattutto l’osservatore con una serie di riflessioni e commenti che mettono in evidenza la difficoltà di questo percorso di peripezie e difficoltà, quasi un’antitesi del Bildungsroman in cui il protagonista più si avvicina alla sua rivalsa più cade in un circolo di vizi e frustrazioni.
Is it possible to live unrooted? He’s done a lot to get closer to the lifestyle of avocados, but when they accept him, it’s hard to be really one of them. (…) At the same time, he can’t go back, the world of other celeriacs is no longer his world. He doesn’t belong anywhere.
Dopo essere stato invitato a cena dagli avocadi il nostro protagonista è finalmente all’interno dell’alta società ma questo nuovo status lo getta in uno sconforto senza via di uscita, come suggeriscono le parole di Nebelek, non si riconosce più né nella sua condizione attuale né tantomeno nelle sue origini. Si trova ora in un vuoto, in sospensione e senza certezza, non vuole più pienamente riconoscersi con il suo nuovo status e non può più tornare alle sue origini.
Shame to pride getta l’osservatore in questa società kafkiana in cui uomo e vegetale si fondono in personaggi grotteschi e bizzarri, specchi della gerarchia opprimente della società digitale contemporanea. Il video viene successivamente installato con una serie di proiezioni multiple con tempo di riproduzione sfasati: in questo modo non si ha uno scorrere lineare del racconto, piuttosto una sua complicazione, è adesso l’osservatore a dover ricostruire le diverse fasi, muovendosi come all’interno di un romanzo giallo. Jansa con estremo rigore e pulizia crea atmosfere linciane e misteriose in cui le frustrazioni del nostro millennio vengono a galla: ne rimane l’importanza e forse l’urgenza umana del continuare a trasformare all’interno della società ma ne sottolinea ail rischio più grande, quello di rimanere abbagliati da modelli sbagliati, come falene impazzite ruotare intorno ad una fonte di luce che non scalda ma brucia e porta alla morte. Shame to pride invita allora a ripensare a quali modelli eleggere come riferimento e come guida, perché forse non è il posizionamento nella società a definirci. Ed infatti, nonostante gli obbiettivi raggiunti, il nostro protagonista a chiusura del capitolo 7 si chiede:
But can I feel less lonely?
Jakub Jansa
Club of Opportunities, Episode 7: SHAME TO PRIDE, 2021
Installazione 20 minuti, video a 3 canali
Moravskà galerie, Jindrich Chalupecky Award 2021
© courtesy the Jakub Jansa