#LIMONI: SCHINKEL KLAUSE | CALLA HENKEL & MAX PITEGOFF
Schinkel Klause (2016) è l’intervento site specific realizzato da Calla Henkel e Max Pitegoff per Schinkel Pavilon a Berlino. Il titolo si presenta in sé già come un gioco metalinguistico che fa del trompe l’oeil il focus principale dell’intervento del duo artistico. Schinkel Klause fa riferimento infatti al palazzo che durante la DDR ospitava un ristorante e che ora è uno dei luoghi espositivi di Schinkel Pavilon: gli artisti riprendendone il nome creano un rimando temporale a questo luogo connotando il loro intervento nel segno dell’illusione.
Calla Henkel e Max Pitegoff allestiscono all’interno dello spazio una serie di oggetti e rappresentazioni: blocchi di legno gialli diventano delle ipotetiche sedute o platee di un pubblico invisibile, teli di plastica vengono posati tra le porte e su altri scatoloni per restituire l’idea di cantiere e di lavori in corso, delle casse e strumenti musicali sono disposti, quasi nascosti nello spazio e infine una serie di stampe fotografiche di grande formato vengono appese come tende, su cui vengono riportati gli interni stessi del palazzo. Ad aumentare l’illusione e la caratterizzazione specifica dell’intervento architettonico del duo sono una serie di illuminazioni esterne che mantengono una costante condizione di luce interna, tanto da far sembrare che il tempo si sia sospeso. Questo intervento immenso e allo stesso tempo dedito alla cura del dettaglio genera una sospensione temporale il luogo sembra in attesa del passaggio del l’uomo per potersi attivare: a cambiarne la natura sono infatti una serie di performance e concerti che Calla e Max hanno programmato in collaborazione con altri artisti.
Il teatro iperrealista e decadente che nasce da questo intervento è il contenitore di un immaginario in espansione: l’installazione ambientale basata sul fondamento del trompe l’oeil diventa la strategia narrativa in cui riportare una caratteristica del luogo ospitante insieme ad una nuova visione che trattiene in se la pratica del duo artistico. Giocando tra il nascondere e il mostrare Schinkel Klause è una camera di specchi in cui le logiche dell’architettura vengono rimescolate per soffermarsi sulla frattura tra ciò che è vero e ciò che è rappresentato.
Girando tra le stanze polverose e spoglie si intravede, appeso su un muro, una rappresentazione di Kalimachos, poeta greco passato alla storia per la brevità dei suoi poemi e per l’attenzione al labor lime. Eletto a modello, il poeta esprime la cura e l’attenzione che Calla Henkel e Max Pitegoff dimostrano nel ripensare gli spazi nel tentativo di generare una nuova attenzione negli occhi dell’osservatore. Kalimachos era inoltre noto per le sue sperimentazioni e innovazioni tanto da arrivare a definite la sua produzione artistica come metalinguistica: Schinkel Klause, ereditando questo modello si definisce come un poema metalinguistico in cui le parole hanno ceduto il posto ad elementi architettonici, alla disposizione degli oggetti e al sistema di illuminazione pensato ad hoc per lo spazio berlinese. L’arte illude se stessa generando un discorso metacritico sul meccanismo stesso di rappresentazione.
Calla Henkel & Max Pitegoff
Narzissengelb (2016)
Wood, tiles, cement and paint, installation view from Schinkel Klause, Schinkel Pavillon, 2016, with performance by Hanna Weinberger. Courtesy the artists and Galerie Isabella Bortolozzi. Photo: the artist.
1/04/2023