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RADIO RAHEEM

Generazione Critica: Radio Raheem è una radio con un palinsesto molto vario che riesce a trattare di musica ma anche di attualità e di arte. Come siete riusciti a costruire la struttura della vostra radio? Com’è strutturato il vostro team?

Radio Raheem: ll segreto è quello di essere partiti da subito con un team ristretto ma molto variegato a livello di competenze ed esperienze culturali seppur uniti dalla curiosità come linea guida. Il gruppo si è allargato ma sempre mantenendo un occhio attento a comprendere punti di vista differenti visto che la radio stessa accoglie istanze e sensibilità molto diverse. Oltre alla squadra interna un grande spazio è dato alle proposte dei nostri resident e collaboratori: una grande famiglia allargata che ci aiuta sempre a rimanere aperti e pronti a scoprire e valutare nuove strade espressive.
Per definirla in poche parole la radio ha una sua linea editoriale che viene arricchita da contributi esterni.

GC: Radio Raheem è una radio nata cinque anni fa a Milano, trasmettendo da una sede sulle sponde del naviglio e che da due anni ha la sua sede in Triennale. Che cosa ha contribuito a questo passaggio di luogo, che certo è anche un riconoscimento dell’attività? Questo trasloco ha influito anche sulla programmazione e sulla linea editoriale?

RR: Raheem ha sempre avuto una forte vocazione nell’inserirsi in spazi fisici particolari che riescano a mantenere un giusto equilibrio tra l’essere una piattaforma digitale ma anche un luogo di incontro fisico per la comunità di contributor e supporter.
Una finestra aperta, trasparente ed umana, cosa che spesso le entità digitali non riescono a trasmettere. Il passaggio da Naviglio alla Triennale è stato un passaggio naturale dopo l’invito di Triennale a partecipare ad una residenza temporanea che poi si è trasformata in una residenza stabile viste le grandi affinità con un’istituzione simile, sempre molto attenta alle innovazioni culturali. Sicuramente lo spostamento ha influito dando un ulteriore spinta a tutti quei contenuti più parlati e di approfondimento vista anche la stretta collaborazione e vicinanza fisica con un hub così importante, crocevia di arte e cultura.

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Radio Raheem © Triennale Milano – foto Gianluca Di Ioia

GC: Milano è una città che conta su diverse risorse e comunità artistiche e creative in generale, come vi posizionate all’interno di questo contesto cittadino e chi sono i vostri ascoltatori privilegiati?

RR: Se non ricordo male Emilio Tadini figura importante della cultura milanese disse che quando Milano soffre allora tutto il paese dopo poco soffre.
Questo per sottolineare la peculiarità di una città dinamica che per storia economia geografica e culturale ha sempre espresso una vocazione di apripista e connessione con l’Europa.
Con tutte le sue contraddizioni Milano rimane senz’altro il luogo ideale per pensare e realizzare un progetto come il nostro. La radio diventa quindi lo specchio delle urgenze della nostra comunità locale molto connessa con il mondo esterno.

GC: Milano vs Berlino o Londra…, ci sono esperienze di radio con una forte vocazione culturale e una attenzione alle arti visive europee alle quali guardate con attenzione? E’ possibile immaginare un network che rafforzi identità singole e condivisione di contenuti e esperienze?

RR: Sicuramente la nostra attività è molto connessa al sentire delle grandi città urbane e affine a molte realtà Europee ed internazionali come Kiosk Radio (Belgio), Movement Radio (Atene), Radio Alahara (Paleatina), Radio8000 (Germania) Noods (Uk) solo per citarne alcune con cui in modo spontaneo nel tempo abbiamo avuto modo di collaborare attivamente. Il network lo stiamo creando e nello specifico a breve partirà un progetto a cui teniamo molto ed ora finanziato dalla comunità europea che si chiama 25 A/V e che riunisce noi Kiosk e Radio80000 come prima pietra di un progetto audiovisivo che coinvolgerà artisti europei.

GC: Negli anni di attività avete costruito una specifica esperienza e siete diventati un punto di riferimento in Italia per le tendenze musicali contemporanee sia nazionali che internazionali. Nel vostro palinsesto viene data molta attenzione anche alla diffusione di scenari culturali collaterali alla musica, ne è un esempio la vostra newsletter Supernova. Con questa rubrica settimanale online diffondete in modo quasi anarchico una serie di incontri con artisti di vario genere, per esempio ultimamente avete intervistato John Rafman oppure la scrittrice Silvia Semenzin, ma allo stesso tempo la rubrica ospita anche focus su artisti storici, come Jimmy Hendrix. Come scegliete gli interlocutori delle vostre interviste o approfondimenti?

RR: Galaxy Express nasce con l’intento di espandere ulteriormente il vasto universo tematico di Radio Raheem, offrendo ai nostri ascoltatori un angolo trasversale dove la priorità è stimolare curiosità con contenuti di alto livello. I nostri interlocutori sono sempre diversi, con qualche costante, che ci permette di offrire una varietà di linguaggi, pensiero e visione. Ogni mese ospitiamo una rubrica a cura del giornalista Giulio Pecci sulla musica scaturita dalla diaspora africana, oppure nel format Le Basi chiediamo a luminari del settore di vivisezionare la fenomenologia di un genere musicale con una loro personale selezione di dischi… ci sono firme di prestigio come Simon Reynolds, Teho Teardo, Valerio Mattioli. Cerchiamo di pescare fuori dal nostro mondo abituale, di rischiare anche talvolta e sfidare (amorevolmente) la nostra readership. Sicuramente facciamo parte di una rete dove non mancano persone o tematiche meritevoli di approfondimento o menzione, ma a volte ci lasciamo abbagliare dal canto della sirena di pianeti sconosciuti e a quel punto partiamo a velocità smodata con l’intenzione di vederli un po’ più da vicino, di sondare possibili sinergie, di aprirci al racconto. A Settembre si prospettano tante novità – ad un anno dalla sua nascita, la newsletter é in continua evoluzione e siamo sempre felici di ricevere feedback!

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GC: Analizzando le vostre rubriche si vede l’interesse nel voler ricostruire una radio che sia luogo di cultura. Basta vedere ‘Pasticciaccio Brutt’o, ispirato al romanzo di Carlo Emilio Gadda, programma storiografico che riprende fatti di cronaca contemporanea o passata che rimangono però sempre sul limite del reale e del romanzato. Ci parli di questi tipi di interventi e di come si inseriscono nella programmazione di Radio Raheem?

RR: Pasticciaccio Brutto è un programma nato dalla collaborazione con Cristiano De Majo, Direttore esecutivo di Rivista Studio. Da sempre Raheem ha voluto dialogare con altri mondi che non fossero necessariamente di natura musicale. Ci interessa il pensiero verticale e l’idea attorno a tutto ciò che è contemporaneità e cultura.  La linea editoriale dei nuovi programmi di quest’anno ne è un esempio tangibile. Si parla di musica, comicità e attualità per citarne alcuni.

GC: Le vostre programmazioni fanno risaltare come cercate sempre di mantenere un equilibrio tra le proposte musicali e approfondimenti di cultura varia. Come riuscite a gestire questi diversi ambiti e tenervi sempre informati riguardo le notizie più attuali?

RR: Il lavoro che Raheem fa da ormai cinque anni è quello di intercettare, scoprire e collaborare con le voci più interessanti e autentiche in giro al fine di produrre contenuti originali e interessanti. Negli anni questo ha dato inevitabilmente vita ad un bellissimo “network di cervelli” che si scambiano costantemente idee.

GC: I podcast entrano nella vostra programmazione? Come vi relazionate con questo contenitore editoriale?

RR: I podcast sono una “costola” di Raheem molto importante, uno strumento utile per ampliare la nostra audience e parlare a pubblici diversi. Non rientrano dentro la programmazione in diretta della radio ma sono ascoltabili sul nostro sito e su tutte le piattaforme di podcasting.

GC: Da web radio come vivete la dimensione digitale della vostra realtà? Siete nostalgici della radio FM?

RR: Non credo che si possa parlare di nostalgia, la radio FM è solo un modo di trasmettere a livello tecnico, quello che conta è il contenuto: il potere della musica e della parola come medium che rimangono invariati. Oggi sempre più persone connettono i loro device alla macchina o agli smart speaker nella stessa modalità in cui una volta si accendeva una radio. Quindi crediamo fortemente che in breve tempo la distanza tra web ed FM sarà colmata.
Rimane il fatto che come anche per la televisione digitale di fronte a tanta offerta è sempre presente l’influenza di chi ha mezzi economici per promuovere il proprio canale in un mare di possibilità che possono anche confondere. Si può in ogni caso partire dal basso e farsi conoscere attraverso una specificità editoriale ed una chiara vocazione estetica e culturale che possa essere riferimento per una data comunità.

GC: Il progetto di Radio Raheem è relativamente giovane, che progetti avete per il futuro? Dove vi immaginate da qui a cinque anni?

RR: Onestamente viviamo molto il presente con la filosofia del meglio di ieri e peggio di domani, in un costante fine tuning. Certamente il futuro lo vediamo come la possibilità di allargare sempre di più il nostro pubblico mantenendo la nostra specificità e la promessa di rimanere il più aperti mentalmente possibile, facendo anche degli errori ma cercando di non cristallizzare la Radio su schemi prevedibili. Anche il ricambio generazionale è una cosa molto importante per cui cercheremo sempre di passare il testimone e tenere sempre il team aperto alle nuove generazioni.

04/08/2022

Radio Raheem © Triennale Milano - foto Gianluca Di Ioia

Radio Raheem © Triennale Milano – foto Gianluca Di Ioia