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PHOTO-OP | MARTHA ROSLER

La carriera di Martha Rosler (Brooklyn, 1943) prende avvio nella seconda metà del Novecento. L’artista, rifiutando le tradizionali espressioni tecniche e formali esclusive, sceglie una pratica multidisciplinare sempre aperta a nuove forme espressive, non solo modi innovativi di usare la fotografia ma, nel tempo, anche i video, il testo, l’installazione e la performance. Determinata a rimanere fuori da circuiti di diffusione istituzionale (musei, gallerie, fiere…) per concentrare la propria pratica sulla libertà e la sperimentazione, anche con le nuove tecnologie, scegliendo una strada di assoluta indipendenza.

Quella di Rosler è un’arte tutt’altro che metaforica, anzi svelata e ben ancorata alla cruda e impietosa realtà. L’impegno politico e sociale la porta a lavorare su tematiche riguardanti non solo la sfera privata dei cittadini e la vita domestica quotidiana, ma anche questione più complesse e spinose come la guerra e la sicurezza nazionale.

Tra il 1967 e il 1972, l’artista ha realizzato una serie di fotomontaggi – House Beautiful: Bringing the War Home – con l’obiettivo di puntare un riflettore sulla guerra in Vietnam e operare una drastica, seppur silenziosa, protesta.
Agli inizi degli anni 2000, Rosler ripropone questo lavoro realizzando una nuova serie di fotomontaggi, House Beautiful: Bringing the War Home, New Series. Il conflitto che viene esposto in questa nuova serie è quello in Medio Oriente. Cambia quindi il setting ma non il linguaggio e lo stile, seppur inevitabilmente modernizzato.
In Photo-op (2004) possiamo osservare una stanza arredata con mobili stile classe media americana, probabilmente presa in prestito da una rivista d’arredamento. In primo piano, due donne in posa (la stessa ma replicata due volte) tengono in mano quello che sembra il nuovo modello di telefonino. Nell’immagine, Rosler riesce a inserire magistralmente scene di guerra, mostrando corpi morti, volti disperati, paesaggi in fiamme. Un fotomontaggio ad arte che mescola abilmente un’immagine nell’altra, facendole sembrare naturali elementi di scena, allo scopo di sabotare visivamente la narrazione e crearne una nuova e funzionale al suo messaggio.

L’intento non è quello di veicolare un semplice messaggio “stop alla guerra”, Rosler interviene più a fondo, in maniera complessa e strutturale: cerca di provocare uno shock nello spettatore, spingendolo a provare un sentimento di immedesimazione – “quella stanza potrebbe essere il mio salotto” – anche se questo dovesse essere subito respinto o rinnegato perché troppo difficile da accettare.

L’opera è parte della mostra collettiva “When images learn to speak. Conceptualized documentary photography from Astrid Ullens de Schooten Whettnall’s collection”, curata da Urs Stahel, in occasione dell’edizione 2024 del festival Rencontres d’Arles, 1 luglio–29 settembre 2024.

 

Martha Rosler
Photo-op, dalla serie House Beautiful: Bringing the War Home, New Series, 2004
Fotomontaggio
Courtesy l’artista / Nagel Draxler Gallery, Berlin, Cologne, Munich

21/08/24