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LICET INSANIRE (CAVE CANEM) | GABRIELE ERMINI

Gabriele Ermini, giovane artista italiano, gioca con la cultura antica del suo territorio per costruire livello dopo livello, quasi ad emulare il software per l’elaborazioni di immagini Photoshop, la tela di grandi dimensioni Licet Insanire (Cave Canem). La pittura è il playground dell’artista in cui far confluire l’accoglienza di un atteggiamento ironico e spensierato, leggibile già nella scelta del titolo e allo stesso tempo portare il linguaggio pittorico alla sperimentazione e al confronto con la cultura digitale e quindi, attraverso delle sottili e nascoste citazioni, iscriversi nel contesto contemporaneo di riscrittura delle immagini. 

Ermini modella la sua opera sotto il segno della follia: il titolo, dichiarazione dell’irriverenza della rappresentazione e delle scelte tecniche dell’artista, si riferisce alle famose parole del filosofo romano Seneca. Semel in anno licet insanire era la giustificazione di un atteggiamento folle e non convenzionale che veniva permesso unicamente in circostanze circoscritte nel tempo: uno strappo alle regole per poter poi ritornare nei ranghi prestabiliti della società. Nel medioevo, questa dicitura, diventa proverbiale in relazione ai riti carnascialeschi che precedono la Quaresima e che vanno a scusare le follie momentanee che possono portare ad un atteggiamento irrispettoso delle convenzioni religiose e sociali. Al centro della tela di Ermini si erge una figura pseudo-umana, irriverente e sfacciato, rappresentazione di questo insanire: creando diversi livelli di immagini (è quasi possibile immaginare la sequenza di azioni che su photoshop porterebbero ad un risultato molto simile a quello del dipinto: cmd+t – taglia – cmd+j – cmd+v – gira – capovolgi – cmd+s) l’artista si ritrae con un volto deformato in un sorriso quasi alienato mentre si accende una sigaretta da una freccia infuocata che gli trafigge il petto. Varie mani sbucano da diverse parti del corpo e il riferimento a photoshop diventa evidente nella cesura del braccio sinistro a cui si sostituisce lo sfondo “inesistente” a quadretti bianchi e grigi. 

I riferimenti continuano oltre la figura dell’artista: la sua mano destra tiene al guinzaglio il cane iconico del mosaico della casa di Orfeo proveniente dagli scavi archeologici di Pompei. Cave Canem, locuzione latina che significa letteralmente “stai attento al cane” è qui un’ennesimo escamotage per giocare con piani temporali e immaginari diversi. Il cane nero dagli occhi infuocati non sembra un cane rabbioso da guardia ma piuttosto il compagno di bevute del protagonista: i due, come due personaggi folli di un racconto medioevale, camminano per la strada mostrandosi nella loro eccentricità e stravaganza. 

Licet Insanire (Cave Canem) è un opera che si identifica nella sua complessa stratificazione di riferimenti e di tecnicismi: Ermini combinando soluzioni figurative e tecniche pittoriche diverse manda in cortocircuito la rappresentazione classica a favore di un miscuglio di materiale e digitale, tradizione e innovazione. Accendiamoci anche noi una sigaretta, sorridiamo alla follia e incamminiamoci verso una meta indefinita con il pollice all’infuori, in favore di un vivere dionisiaco, cura alla schizofrenia lavorativa che schiaccia l’uomo contemporaneo. 

Gabriele Ermini
Licet Insanire (Cave Canem), 2021
120 x 100 cm, olio e acrilico su tela

11/01/2023