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FOCUS BIENNALE: UNSER SÜDEN SOMMER | MIRIAM CAHN

Due corpi vengono risucchiati dall’oscurità di un oceano, probabilmente una madre con il proprio bambino. Miriam Cahan con la sua pittura astratta cerca di rappresentare la vulnerabilità dell’uomo attraverso il suo corpo che quasi si smaterializza e si deforma perdendo così gli elementi di singolarità e raggiungendo un nuovo grado di universalità e di immedesimazione. La pittura di Miriam Chan si caratterizza per l’inserimento di figure antropomorfe in cui i tratti anatomici scompaiono per favorire attraverso sfumature del colore immagini di uomini indefiniti e quindi meno caratterizzati. Spesso i soggetti dell’artista vengono inseriti in contesti ombrosi e oscuri, un magma di campiture di colore che aumenta la sensazione di trovarsi all’interno di un’ambientazione onirica in cui i contorni si sfumano e sembra difficile afferrare le immagini che ci appaiono.

L’artista svizzera durante gli anni ’60 aveva abbandonato la pittura come reazione ad una corrente principalmente maschile per dedicarsi al disegno e alle arti performative, a partire dagli anni ’90 è però ritornata a questo linguaggio andando a costruire il suo stile e una pratica ben definita. Miriam Cahn, contraria ad una concezione tradizionale, intende la rappresentazione pittorica come strumento per riflettere sulle condizioni contemporanee della società e dell’essere umano, che viene sempre ripreso nella sua sfera più fragile e vulnerabile. Il corpo e il suo sconfinamento in forme ai limiti dell’astratto, diventa l’elemento fondante della pratica di Chan che in occasione della Biennale 2022, all’interno della mostra il latte dei sogni, espone una serie di 28 dipinti di diverso formato, che rappresentano una tentativo di classificazione e rappresentazione degli aspetti più delicati e critici della diversità di genere e della condizione femminile.

Unser süden sommer  (2021) è il tentativo di tradurre le emozioni nel linguaggio pittorico: in un’ultima estate un bambino e una madre si perdono in un oceano che sembra cancellare qualsiasi tratto di riconoscibilità per far diventare i corpi semplici corpi senza identità. Una pura e semplice manifestazione di vita e di morte: un contrasto che rimbalza in continui rimandi alla femminilità e alla fecondità come l’acqua o il pancione gravido della madre. Senza l’intenzione di voler moralizzare o drammatizzare, Cahn riesce con questo lavoro a far emergere proprio le criticità del ruolo di madre che negli ultimi decenni ha subito grandi cambiamenti ma anche ottenuto numerosi traguardi. L’artista sembra suggerirci la costante precarietà dell’essere umano, la sua eterna fragilità: cosa vuol dire essere madre? Ma forse ancora più in profondità, cosa vuol dire essere umano?

 

Miriam Cahn
unser süden sommer, 2021, room installation composed of 28 paintings and works on paper, Mixed techniques, Dimensions variable, © 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, Il latte dei sogni, Photo by Marco Cappelletti

 

07.06.2022