FATIMA
Generazione Critica: Entrambi siete redattori per Inside Art e avete iniziato a collaborare per il progetto Fatima. Com’è iniziata la vostra collaborazione e come avete unito le vostre ricerche?
Fatima: Sono tanti anni che lavoriamo insieme, abbiamo iniziato a collaborare nella redazione di Inside Art, ed è da qui che è partita l’idea di Fatima, anche se si è concretizzata solo nell’anno del lockdown. Per tre anni ne abbiamo parlato, abbiamo messo giù quelle che ci sembravano ottime idee che poi sono state buttate al secchio. Oggi possiamo dire che Fatima nasce da un’esigenza, dalla necessità di cercare uno spazio dove parlare di arte in un modo non convenzionale.
GC: Fatima è la newsletter attiva da giugno 2020. Che riflessioni e valutazioni vi hanno guidato nello scegliere un formato editoriale come quello della newsletter? Il nome?
F: Dopo una serie di riflessioni intorno al long form journalism e su quanto però oramai avesse forse esaurito la sua spinta innovatrice, siamo arrivati alla soluzione che un articolo lungo scritto sotto forma di newsletter fosse il giusto compromesso. Ma non la newsletter tutta jpeg da caricare e promozioni da spostare in spam. Quando abbiamo lanciato Fatima si era diffuso un nuovo genere di newsletter, sempre meno di tipo informativo e sempre più di tipo contenutistico. Gira che ti rigira di newsletter come la nostra non ce ne erano, avevamo trovato un buco insomma: quella tana ci è sembrato il perfetto rifugio in cui infilarci e invitare gente. Il nome invece ci si è materializzato un giorno mentre, persi in macchina per Roma (cosa che ci succede molto spesso), cercavamo di capire come chiamare questo abbozzo di progetto che avevamo in testa e su un cartellone pubblicitario è apparso il nome Fatima: un’apparizione, o così l’abbiamo voluta interpretare.
GC: “Quando meno te lo aspetti, riceverai in posta un’apparizione: d’altra parte i miracoli fanno così, abbi fede”: l’ironia che create con la vostra newsletter intorno alla cultura cattolica, dominante nel nostro paese, come si relaziona al contenuto che scegliete? Quali sono questi miracoli che si snodano tra i “trip” dei contenuti ipertestuali da voi raccolti e presentati?
F: Di questi tempi meglio non addentrarci in territori scoscesi. Così come dichiarato nell’ultima newsletter: Vogliamo tutto, se Dio c’è, pure lui.
I miracoli sono miracoli. Una volta che hai avuto l’apparizione poi è un attimo scrivere tutto il Vangelo.
GC: Fatima, essendo una newsletter, tratta di attualità e arte: in che modo conciliate un tipo di informazione più giornalistica e di cronaca in un certo senso, con il lavoro che ci si aspetta da un approfondimento? Ci sono agganci evidenti a volte, penso ad esempio alla newsletter del 3 dicembre 2020 il cui incipit riguardava il like messo dal papa a Garibotto; oppure alla newsletter del 2 maggio in cui si prende in considerazione l’elevato numero di autobus che vanno a fuoco nella città di Roma…
F: Informazioni raccattate sul web, in tv, radio, l’amico che racconta all’amico che poi ti racconta quella storia che è successa all’amico dell’amico e che tu per qualche ragione ti sei perso per strada. E allora inizi a mettere mano alla notizia, che di per sé può essere insignificante ma che mentre la ascoltavi per qualche motivo assurdo ti ha ricordato che c’era un progetto artistico di un collettivo bulgaro che aveva fatto esattamente la stessa cosa e che il collettivo, a sua volta, si ispirava a un sonetto di Jacopo da Lentini che era stato ripreso anche dal Belli e musicato a inizio del Novecento da una formazione sperimentale di Bergeggi. Ecco, la strada è più o meno questa, non proprio lineare diciamo.
GC: Fatima nasce anche da una collaborazione con lo studio Co-Co per quanto riguarda la scelta grafica: quanta importanza ha per voi l’apparizione estetica delle vostre newsletter anche nella scelta delle immagini e la restituzione di un contenuto critico? Nelle vostre newsletter infatti è davvero facile perdersi tra le immagini aventi le più svariate fonti.
F: In principio era il verbo, le immagini sono arrivate dopo, in genere modificate su bruttissimi siti pirata. Per una newsletter poi Francesco voleva usare a tutti i costi la nuova tavoletta grafica che si era comprato e ha fatto un mezzo abbozzo di disegno e funzionava alla grande. Ci siamo fomentati e da lì poi Fabrizia ha riaperto photoshop dando finalmente un senso al corso di adobe fatto anni prima. La parte iconografica ora ha un ruolo fondamentale, nel senso che dialoga con il testo e ne amplifica il senso e in alcuni casi diventa autonoma e le parole si fanno superflue.
La storia del logo, invece, ha una genesi diversa. Avevamo questa parola che ci era apparsa e non sapevamo cosa farcene. Ci siamo rivolti ad amici grafici, lo studio Co-co, per avere qualche proposta sul logo. Ce ne era una parecchio bella, rozza, una più posata e poi questa: puntinata. Non si capiva una ceppa di quello che c’era scritto ma poi mettevi a fuoco i puntini e compariva Fatima.
GC: Fatima è un progetto ancora relativamente recente ma i mesi passati hanno visto una accelerazione rispetto alla fruizione e offerta di contenuti in forma digitale. Che bilancio potete tracciare e quali sono gli obiettivi che vi ponete a medio termine?
F: Sì, sì c’è stata un’accelerazione dall’inizio della pandemia. Tutti a dire quanto fosse importante riscoprire il tempo libero. Poi si è tornati al lavoro, pare che nessuno sia riuscito a trovarlo. Breve storia amara. A parte questo, stiamo lavorando a un paio di progetti nuovi per Fatima: uno digitale e uno tridimensionale.
GC: Penso ad altre realtà che hanno scelto la newsletter come strumento per un nuovo modo di comunicazione e confronto di tematiche attuali artistiche e non, ad esempio Medusa, la quale da poco ha pubblicato la raccolta delle ricerche con un libro edito da Not edition. Avete mai pensato di trasportare la dimensione digitale di Fatima in una cartacea?
F: Sì, grazie a Limone, progetto di arte contemporanea indipendente, nel 2022 avremo il piacere di vedere che effetto fa Fatima su carta. Il formato sarà presentato nel contesto di una collettiva romana. Il titolo del nostro contributo sarà Limonare duro, giusto per essere coerenti.
GC: Metaverso invece ci ha dimostrato nuovamente come nell’ambito delle piattaforme digitali ci sia una costante e vertiginosa accelerazione: come pensate possibili sviluppi della newsletter che da supporto digitale tradizione e bidimensionale possa proporre nuovi tipi di esperienza da offrire al lettore?
F: Qualcosa di buono è venuto fuori dalle nuove esperienze digitali proposte negli ultimi anni. In questo senso stiamo ragionando, insieme a tre curatori, su come poter inviare ai lettori di newsletter progetti artistici in posta. L’idea è che gli artisti possano riflettere su temi sacri nello stesso modo in cui lo facciamo noi, liberi di declinare il loro progetto sotto qualsiasi forma compatibile con lo spazio della newsletter.
GC: Quando sarà la prossima apparizione di Fatima?
F: Dio mio, e chi lo sa.
FATIMA (Francesco Angelucci e Fabrizia Carabelli) è una newsletter che parla del mondo visto con gli occhi dell’arte. Nasce nel 2020 sulla piattaforma Substack, mettendo a disposizione degli iscritti, a cadenza mensile contenuti su tematiche di attualità con i codici dell’arte contemporanea. Il progetto è a cura di Francesco Angelucci e Fabrizia Carabelli, storici dell’arte, giornalisti e redattori di Inside Art.
Per iscriversi a FATIMA: Fatimamgzn.substack.com
© Riproduzione riservata – METRONOM
04/01/2021