#ROSA: FATAITÀ | MELANIA FUSCO
Una piccola proboscide in ceramica rivestita di una tintura rosa quasi perlacea è appoggiata all’inizio di una scala, con la sua posizione sembra voler raggiungere la cima delle scale e portare a termine il suo percorso. Questa sezione di elefante, il cui rimando fallico è più che evidente, fa parte dell’installazione site specific Fataità (2021) realizzata da Melania Fusco. Il titolo riprendere la parola del dialetto veneziano che porta con sé diversi significati, il più comune è di circoscrivere un evento che non ha in sé una spiegazione logica ma in grado di sconvolgere i piani e proporre una nuova prospettiva.
La scultura di Fusco si iscrive perfettamente in questo significato: l’oggetto crea disorientamento e curiosità all’interno dell’ambiente reso a sua volta rosa tramite il controllo delle fonti luminose. Di chi è questa proboscide? Chi l’ha dimenticata sulle scale? Oppure è arrivata lì da sola? Pietro Buratti in un poemetto erotico e satirico, intitolato Elefanteide, parla di un’elefantessa imbestialita che scappa per le calli di Venezia per trovare un luogo dove praticare dell’autoerotismo. Ed è in questo rimando letterario che il cerchio si chiude e Fataità trova la sua completezza. L’artista infatti disseminando all’interno dello spazio degli indizi di questo personaggio fantastico ne tratteggia il percorso per riuscire poi ad offrirgli uno spazio di quiete. La proboscide in ceramica allora si anima, quasi la si può immaginare salire le scale e riposarsi in un angolo: insieme con gli altri oggetti e disegni che disseminati nello spazio, l’artista riesce a sprigionare l’energia di un istinto primordiale ora libero in tutta la sua bellezza e poesia.
Con questa operazione l’artista, rientra perfettamente all’interno della sua pratica, fa conoscere una nuova e non univoca dimensione dell’identità animale e umana: creando uno spazio ludico e immaginativo, in cui questo elefante umanoide si muove, sovverte le pratiche del quotidiano addentrandosi in un tempo sospeso in cui fantasia e realtà si uniscono e mischiandosi generano un pensiero non riducibile ad un unico livello interpretativo. Giocando poi con le forme ambigue del corpo dell’elefante, Fusco propone una sessualità che non ha confini definiti, che non si identifica con un ruolo preciso ma preferisce piuttosto giocare con l’ibrido. Ed è in questa zona indefinita in cui l’elefantessa trova riposo e piacere, un luogo protetto in cui esprimersi con libertà.
Melania Fusco
Fataità, 2021
installazione site specific, dimensioni variabili / elementi in ceramica smaltata con tecnica lustro
Veduta della mostra presso Spazio Su, Lecce
Fotografia di Amelia Bellitta. courtesy l’artista e Spazio Su
29/06/2022