Ellen Dosse – Spaarnestad Photo Foundation
L’intervista a Ellen Dosse è stata realizzata da Federica Cavazzuti durante Unseen Photo Fair 2016, Amsterdam.
FC: La Fondazione Spaarnestad Photo è stata creata a partire dalla Spaarnestad Collection, attualmente parte dell’Archivio Nazionale dei Paesi Bassi, a L’Aia. Puoi dirci di più sulla storia di tale archivio e sulla sua importanza?
ED: Spaarnestad Photo è la fondazione che si occupa di tutto ciò che riguarda l’esportazione del materiale di cui la Spaarnestaad Collection è composta, dalle pubblicazioni, ai permessi e ai diritti sulle immagini. Fino ad ora, inoltre, ci siamo concentrati soprattutto sulla conservazione della collezione stessa, ma in futuro vogliamo far diventare la Fondazione un luogo per lavorare e per sviluppare progetti in senso più ampio. Le immagini che compongono la Sparnestaad Collection spaziano dagli albori del mezzo fotografico fino all’avvento della fotografia digitale, momento a partire dal quale non sono più state fatte acquisizioni. Nel 2010, inoltre, i circa tredici milioni di fotografie della collezione sono entrati ufficialmente a far parte dell’Archivio Nazionale, diventando così parte integrante del patrimonio dei Paesi Bassi e contribuendo in misura esponenziale al numero di immagini già parte dell’Archivio di Stato. Queste immagini sono in parte accessibili come scansioni, circa 500.000, o sono suddivise in sottocollezioni più piccole, molte delle quali ancora inesplorate. Il mio obiettivo per i prossimi due anni è di aprire l’archivio a collaborazioni esterne, trovando progetti e creando sinergie con altre istituzioni (accademie d’arte, università, artisti…) che possano portare nuove idee su come presentare la collezione al pubblico.
Quando sei diventata Direttore Esecutivo di Spaarnestad Photo? E in che modo?
Conoscevo già l’archivio in precedenza, e un anno fa mi hanno invitata a partecipare a una conferenza, dalla quale in realtà non sapevo che cosa aspettarmi: non sono una storica dell’arte e, nonostante ami molto la fotografia, non la pratico in prima persona, eppure sono quasi venticinque anni che lavoro con la fotografia e con i fotografi. Successivamente, sono stata ricontattata dal comitato cosultivo di Spaarnestad Photo per creare qualcosa di nuovo con l’archivio. Da dove iniziare? La loro idea era di riorganizzare la Fondazione con l’intervento di qualcuno che fosse in grado di mantenerla attiva, viva, senza lasciare che l’archivio si assopisse nel giro di qualche anno o finisse in un lento e graduale coma dimenticandosi delle sue potenzialità.
E quali sono, quindi, le possibili soluzioni?
Quello che vogliamo fare nell’immediato è iniziare a studiare alcune specifiche sottocollezioni e incoraggiare soprattutto le generazioni più giovani a farlo, in modo da individuare possibili punti di interesse nel materiale a disposizione. Ad esempio, inizieremo a breve un progetto su una collezione che si intitola Gomma e Plastica, il cui materiale proviene interamente da una rivista olandese, pubblicata dagli anni Cinquanta fino a metà degli anni Ottanta, che era una sorta di euforica celebrazione delle potenzialità create dall’introduzione della plastica. Nella rivista venivano mostrati prototipi di prodotti, mai realmente realizzati, che servivano da dimostrazione del fatto che praticament tutto poteva essere realizzato con quel materiale. Non si tratta forse della colelzione più bella che abbiamo, dal punto di vista estetico, ma è estremamente interessante e non è mai stata veramente studiata fino a questo momento. Ho deciso pertanto di affidarla a un’accademia d’arte, e di incoraggiare studenti dai dipartimenti di fotografia, di belle arti, di architettura e design a scegliere le loro immagini preferite, con il proposito di incentivare, attraverso un repertorio visivo così accuratamente selezionato, una riflessione su ciò che il materiale potrebbe creare in futuro. Ci sono anche storie di dimensioni più ridotte, come una piccola raccolta degli anni Venti che non è altro che la narrazione visiva del viaggio in Africa di due giornalisti. Immagini bellissime, incredibili, ma come possiamo riutilizzarle adesso? Come possono essere presentate, così da risultare di interesse per il pubblico contemporaneo? Il mio obiettivo è proprio questo: scegliere queste piccole raccolte di immagini e tentare di adattarle al tempo presente, cercando di proporle da un nuovo e diverso punto di vista, magari anche attraverso il confronto con diverse persone e con le idee che esse possono proporre.
E non avete mai esposto queste immagini in mostre fino ad ora?
No, mai, ma vorrei iniziare a diffonderle soprattutto tramite internet per adesso. Le fotografie sono attualmente conservate all’interno dell’Archivio Nazionale e non si possono prendere con facilità, a meno che non sia in circostanze ottimali, e pertanto chiunque voglia utilizzarle o fare ricerca su di esse dovrà fare uso delle scansioni, almeno in una prima fase, per poi eventualmente ottenere gli originali. Anche se, devo dire, non sono più tanto sicura di quanto gli originali siano ancora indispensabili.
Quali sono le tue speranze per il futuro di Spaarnestad Photo Foundation?
Ritengo che ci potremo ritenere molto fortunati, come Fondazione, ad avviare in un primo momento due o tre progetti veramente validi con l’archivio, in modo che ricominci a prendere vita. Possono essere mostre, attività, progetti digitali… Lascio tutte le opzioni aperte a chi vuole collaborare.
Sareste disponibili anche ad accettare, ad esempio, proposte di progetti da studenti che stanno svolgendo Dottorati di ricerca? O da curatori?
Certamente, siamo aperti a discutere qualsiasi possibilità. Potrei dover dire di no ad alcune proposte, o al contrario essere in grado di dare completa libertà ad altre, è tutto da vedere. Inoltre, tutti i progetti verrebbero realizzat anche i in collaborazione con l’Archivio Nazionale, e anche loro sono aperti ad accettare nuove idee. Personalmente sono inoltre anche molto interessata a realizzare pubblicazioni online, digitali, o a trovare modi alternativi per realizzare delle pubblicaizoni a riguardo.mConcludo ribadendo che questo archivio necessita veramente di essere utilizzato in una maniera contemporanea, in un modo che si adatti al presente, e siamo più che felici di ricevere proposte per collaborazioni che ci suggeriscano nuovi spunti per riflettere su questo incredibile patrimonio.
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Ellen Dosse
Ellen Dosse (NL) è Direttore Esecutivo presso Spaarnestad Photo Foundation (www.spaarnestadphoto.nl) e collabora inoltre con editori, agenzie pubblicitarie, gallerie d’arte. Realizza progetti fotografici come advisor lavorando a stretto contatto con fotografi (tra i progetti recenti, ‘North Korea’, www.alicewielinga.nl, e un progetto di Isabella Hunts, www.isabellahunts.com).
Immagine: Press (wearing special glasses for protection) witnessing the test with an atom bomb at Yucca Flat, desert of Nevada, March 18, 1953. Courtesy: Spaarnestad Photo Foundation.
04/11/2016