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EDOARDO MONTI

Generazione Critica: Palazzo Monti si trova a Brescia, la sede, che risale al Tredicesimo secolo, ospita ciclicamente artisti e curatori che insieme creano percorsi espositivi oltre che programmazioni di workshop e studio visit. Com’è avvenuta questa trasformazione da residenza privata a centro culturale? Qual è stato il rapporto con la citta di Brescia?

 Edoardo Monti: La casa fa parte della famiglia di mia madre dagli anni 60 circa e soltanto nel 2017 è tornata a nostra disposizione, dopo svariati anni di affitto a terzi. Pensando a cosa poterne farne, ho proposto ai miei genitori di lanciare il progetto che poi è diventato Palazzo Monti. È stato un po’ un salto nel vuoto, non avendo mai avuto un’esperienza simile ma l’averci creduto sin dall’inizio ha subito portato i suoi frutti. Il rapporto con la città è molto positivo e ci tengo sempre a dire che il progetto non è per Brescia ma con Brescia. La location non è stata un’acquisizione o affitto con scelta strategica ma uno spazio ereditato, fortunatamente presente nel centro storico di una città molto bella e circondata da territorio fertile sotto tutti punti di vista.

GC: Come centro culturale sembra fondamentale per voi avere come focus quello di creare una community di artisti e curatori, la loro collaborazione e scambio è il motore che fa nascere le varie attività del palazzo. Come cercate di mantenere vivo il dialogo tra diversi artisti? La selezione è importante anche per facilitare lo scambio tra i diversi operatori presenti? 

EM: La selezione viene fatta ogni tre mesi dai nostri direttori e direttrici che si trovano in ogni angolo del mondo: New York, Londra, Parigi, Seul e io qui a Brescia. Questo permette una selezione super partes, internazionale e che abbraccia varie discipline. Riceviamo oltre 400 richieste ogni mese e il processo di selezione è a tutti gli effetti un lavoro vero e proprio, essenziale alla crescita del progetto in tutte le sue manifestazioni. La maggior parte dei casi gli artisti che vengono invitati in un periodo che dura un mese, conoscono nuovi artisti che lavorano con nuovi medium e non vengono accoppiati agli altri residenti intenzionalmente. La stragrande maggioranza dei casi li vede subito connessi e uniti. Tante sono state le amicizie forti che si sono create durante le residenze ed è capitato che qualche coppia conviva tuttora nel proprio paese d’origine. Vivendo, lavorando ed esponendo all’interno dello stesso spazio gli artisti che prendono parte ai progetti di Palazzo Monti hanno l’occasione sia di avere spazi privati ma anche l’opportunità di vedersi più volte al giorno e condividere momenti di convivialità.

Palazzo Monti, © Photo: Omar Sartor

Palazzo Monti, © Omar Sartor

GC: Il palazzo è pensato come un vero e proprio nucleo in grado di offrire agli artisti un laboratorio, una casa e uno spazio espositivo. Sembra perseguire una sorta di mecenatismo contemporaneo, visibile in altre realtà sia italiane che internazionali. Pensi che si possa effettivamente parlare di una rinascita del mecenatismo? 

EM: Certamente nell’ultimi anni ci sono stati tanti progetti che supportano gli artisti sin dal momento di produzione, essenziale alla pratica di un artista. L’intenzione di aprirne altri sono sicuro è condivisa da molte persone ma l’investimento per iniziare e mantenere questi progetti è quasi sempre a carico di privati e sarebbe bello vivere in un mondo in cui, almeno in Italia, ci sono più fondi per ricerca e supporto dei giovani artisti da parte dello Stato. Un altro problema è la durata di tanti progetti, che nascono e muoiono nel giro di pochi mesi o anni, quando quello che serve sono progetti che possano durare nel tempo, per dare garanzie a chi ne fa parte e chi vuole supportare investendo risorse o energie.

 GC: Nel corso degli anni avete ospitato davvero molti artisti che hanno dato vita a diverse esperienze nel palazzo. Ci sono state esperienze particolarmente utili per voi e che hanno dato una impronta significativa allo sviluppo del progetto?

EM: Ogni artista porta con sé un bagaglio diverso dagli altri e di conseguenza commenti e feedback sempre freschi e interessanti. Cerchiamo di modificare e migliorare il progetto il più possibile e ascoltiamo sempre quello che gli artisti hanno da portare. È difficile poter pensare ad un numero ristretto degli oltre 200 artisti e sono convinto che ognuno di loro abbia sempre portato qualcosa per migliorarci.

Palazzo Monti, © Photo: Omar Sartor

Palazzo Monti, © Photo: Omar Sartor

GC: Nella programmazione annuale sono molte le persone che curano le varie attività. Come viene gestita la direzione generale dei progetti? Secondo quale criterio scegliete gli artisti?

EM: La mia responsabilità è ibrida attraverso il ruolo organizzativo, gestionale, di curatela e direzione artistica generale che viene messo in atto attraverso collaborazioni con vari membri del team sempre al corrente di quello a cui gli altri stanno lavorando ma con varie responsabilità personali. Siamo un team molto giovane e dinamico e tante decisioni sono condivise e vengono modificate in base al feedback di tutti. È tuttavia importante che ci sia qualcuno con una visione che, pur essendo flessibile e accetti ritocchi, scelga di portarla avanti fino alla fine.

GC: Quali sono stati i punti di riferimento del vostro progetto? Ci sono stati casi particolari che sono stati in grado di dare una svolta decisiva a Palazzo Monti?

EM: Lo dico con onestà: non avevo mai visitato una residenza per artisti prima di lanciare Palazzo Monti. Avevo soltanto fatto ricerca online ma il progetto è nato dopo un anno di lavoro preventivo e mensilmente si evolve in base alla nostra pura esperienza. Recentemente abbiamo effettuato importanti lavori di restauro e miglioramento energetico che sono sicuro renderanno gli spazi ancora più confortevoli per visitatori, residenti e team. Ogni progetto e mostra e artista che ospitiamo è egualmente importante per noi e siamo contenti di poter espandere i nostri progetti al di fuori di Palazzo Monti mese per mese.

GC: Relazionarsi e proporre attività per artisti giovani, a volte ancora studenti, impone un dialogo e quindi una attenzione agli enti di formazione. Per chi opera in questo settore il gap tra l’esperienza di formazione e quella professionale è notevole, più che in altri paesi europei. Che tipo di azioni avete messo in campo per facilitare il dialogo e l’avvio di esperienze virtuose?

EM: Tre sono stati i progetti volti a dare più informazioni a studenti e giovani artisti appena usciti dall’Accademia, oltre alle visite in presenza presso le loro aule e studi per raccontare la nostra esperienza e invitarli a venire a trovarci. Il primo progetto è il Degree Show, che ormai da tre anni vede studenti da tutta Italia partecipare al band: oltre 300 richieste, un numero molto inferiore di selezionati, che espongono un lavoro ciascuno nel mese di Settembre. Il secondo è ‘Fresco’, una serie di brevi video realizzati nel periodo del primo lockdown, dove chiedevo tre domande e una veniva poi rivolta me da persone del settore che potessero dare qualche suggerimento importante e dinamico agli ascoltatori. Questo format è stato poi declinato in ‘Fresco – The Masterclass’: quattro lezioni svolte online nel mese di marzo 2022 e completamente gratuite, che si focalizzavano su temi che solitamente non sono trattati dall’Accademia: rapporti con gallerie e collezionisti, vendita e prezzi, comunicazione e presenza online, archivio e organizzazione dello studio d’artista.

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Palazzo Monti, © Photo: Omar Sartor

GC: Residenze, bandi, open call, premi, committenza… il ventaglio di opportunità per artisti di più giovane generazione si è, negli ultimi anni, notevolmente ampliato. Dal tuo punto di osservazione fare l’assistente di studio di un artista è ancora un ruolo formativo e professionale interessante per un giovane autore?

EM: Assolutamente si, e anzi lo consiglio fortemente. Assistere un altro artista, qualcuno che abbia delle esperienze con gallerie, istituzioni, collezionisti e curatori, può insegnare moltissimo e dare preziosi suggerimenti che possono essere adattati alla propria carriera.

GC: Il vostro archivio è visitabile sulla piattaforma di Artsy, piattaforma online per il commercio dell’arte. Sicuramente dopo le conseguenze create dalla crisi pandemica Artsy ha assunto anche un ruolo diverso, diventando fondamentale per poter esibire online le proprie mostre. Qual è il vostro rapporto con questa piattaforma? Come rivedete i vostri progetti su una dimensione digitale? 

 EM: Abbiamo un profilo istituzionale su Artsy dal 2018, sul quale carichiamo regolarmente le foto delle opere che mensilmente presentiamo presso Palazzo Monti. Si tratta della migliore e principale piattaforma per questo tipo di interazione con l’arte e, pur non essendo utilizzato con scopi commerciali da noi, riteniamo tuttavia che sia molto importante avere una presenza anche su questa piattaforma. Da qualche anno parte della collezione è anche visibile su Google Arts and Culture, che hanno documentato le opere realizzando fotografie ad altissima risoluzione.

 GC: La posizione decentrata rispetto ai luoghi più accentratori come Milano, Torino, Venezia certo impone attenzione alle strategie di comunicazione, anche e in conseguenza della situazione pandemica, Palazzo Monti come utilizza i social network quali Instagram o il sito web stesso? Quali sono per voi gli elementi fondamentali anche per mantenere vivo un contatto con un pubblico più ampio rispetto a quello di Brescia? 

EM: La pandemia da una parte ha accelerato un processo di digitalizzazione che era inevitabile, ma dall’altra parte ha confermato l’importanza di un rapporto fisico e in persona. Abbracciamo sia un metodo di comunicazione digitale, prevalentemente su Instagram e sul nostro sito, che è importantissimo per raggiungere artisti in ogni angolo del mondo. I frutti di questi investimenti se sono negli anni confermati con l’aumento di richieste e visite. Dall’altra abbiamo la fortuna di avere degli spazi è una mentalità che ci permette di organizzare situazioni di convivialità, come cene pranzi e incontri fisici, che rinsaldano il rapporto con i nostri visitatori e con gli artisti.

GC: Ci sono progetti nuovi su cui state lavorando per il futuro di Palazzo Monti?

EM: Nell’estate lanceremo un album di figurine che sarà l’elemento principale che scatenerà una serie di workshop per bambini e adolescenti, gratuiti e a cadenza mensile. Non vediamo l’ora di presentarlo!

Edoardo Monti, © Photo: Luca Santese

21/07/2022

Palazzo Monti, © Photo: Omar Sartor

Palazzo Monti, © Photo: Omar Sartor