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DOG | RONA PONDICK

La testa dell’artista, le sue mani e braccia sono innestate su un corpo molto stilizzato di un cane: la scultura in acciaio Dog (1998-2001) di Rona Pondick dà origine ad una creatura un po’ grottesca, inquietante e affascinante allo stesso tempo. L’artista americana realizzando questo autoritratto avvia il processo di una vera e propria metamorfosi. L’impressione è quasi di trovarsi davanti al protagonista dell’opera Metamorfosi o l’asino d’oro di Apuleio, ma in questo caso l’uomo non si trasforma completamente in un asino ma, solo a metà, in un cane.

La creatura  ibrida creata da Rona Pondick sfalda le distinzioni tra animale e umano: l’artista utilizza la scultura per rappresentare una fisicità che inaspettatamente riesce a parlarci di una dimensione psicologica. Quali sono i confini  tra la razionalità e l’istinto nell’essere umano? È l’artista, nel processo creativo, come un animale che sta tra l’attesa e l’azione, una guardia del pensiero e della produzione? Quest’opera scultorea è lo strumento scelto per porsi queste domande e con il suo sguardo diretto verso l’osservatore sembra far ricadere questi stessi quesiti anche su coloro che entrano in relazione con la creatura mitologica. Se Lucio, il protagonista di Apuleio, si è trovato costretto nel corpo di un asino per la sua infinta curiosità di conoscere le pratiche magiche, allo stesso modo forse l’artista si sente incastrata nel corpo di un cane nel tentativo di perseguire un istinto, un ritorno all’animale per cercare un equilibrio tra razionale e irrazionale.

La stessa ricerca di un equilibrio si può riscontrare nella scelta del materiale e le modalità con cui viene trattato: lavorando con il silicone l’artista è riuscita ad ottenere uno stampo del suo volto e delle sue mani che si caratterizza per la grande precisione e cura del dettaglio. Va inoltre notato come Dog sia il primo stampo realizzato dall’artista e che verrà successivamente usato anche in altre sue opere. Il rigore del calco deve pero confrontarsi con la stilizzazione dell’animale: il corpo del cane è infatti indistinto e abbozzato come a riprendere quella lotta tra razionale e irrazionale anche nelle scelte formali.

Osservando  Dog sembra di essere all’interno di un sogno in cui la realtà si mischia con i ricordi e l’inconscio nel tentativo di trovare nuove chiavi di interpretazione del reale. Il sogno sembra essere il risultato di questa metamorfosi: l’artista abbracciando una nuova versione di sé, suggerisce a non incastrarci nei limiti, piuttosto sperimentare con il proprio pensiero le dimensioni  inesplorate del nostro essere umani e quindi animali.

Ronda Pondick
Dog, 1998-2001
Yellow stainless steel, Courtesy Galerie Thaddaeus Ropac, London – Paris – Salzburg – Seoul © Rona Pondick

21/05/2022