Digital Dust | Lilly Lulay
Ciò che conosciamo del mondo, ci è stato consegnato tramite media, e almeno negli ultimi cinque o sei anni, lo smartphone è il principale fra essi. Ciò che Lilly Lulay è interessata ad analizzare è il modo in cui il nostro smartphone abbiamo modificato il nostro approccio alle immagini e le conseguenze di ciò sul rapporto fra immagine, realtà e memoria. Non è quasi più possibile osservare una fotografia attraverso il nostro telefono, si è invitati e spronati a interagire con essa (formulare un apprezzamento, commentare, mostrare una reazione) per aumentare il coinvolgimento del pubblico.
Secondo Lulay una volta diventati utenti attivi su un social network diventiamo trasparenti, la mole di informazioni deducibile dal nostro comportamento online aiuta a delineare profili sempre più netti della nostra personalità in rete: infatti le immagini che diffondiamo in rete – fotografie scattate con il nostro smartphone, caricate online- conservano e comunicano la nostra posizione, le nostre abitudini, modelli di comportamento, livello culturale, status economico, contribuendo a arricchire il nostro ritratto di utenti. Questi dati, queste immagini, hanno un ciclo vitale molto breve: rapidamente vengono create, pubblicate, fruite e poi immagazzinate, cristallizzate per sempre (o quasi).
Questa trasparenza fornita dalle immagini, si riflette per contrasto nell’opacità apparente di Digital Dust. Da lontano non è chiaro che le immagini che compongono l’installazione siano screenshot da Google Photo, il servizio di cloud gratuito di Google dove lo smartphone di Lulay automaticamente archivia tutte le immagini che produce o riceve: si tratta di una cronologia di momenti della vita dell’artista che si alternano alle architetture geometriche imposte da questo archivio. La forma organica che assumono i metri di tessuto sono ispirati ai sofisticati algoritmi di Google, che sono in grado di riconoscere i contorni di oggetti o combinazioni di colori e quindi riescono a organizzare le immagini non solo per data e posizione, ma anche in base al loro contenuto. Ciascuna delle dodici colonne offre una panoramica della “polvere digitale” prodotta da Lulay in un mese e mostrano le innumerevoli immagini, quindi dati, ricordi, pensare, esperienze, che probabilmente non esisterebbero senza condivisione immediata, registrazione illimitata e archiviazione gratuita.
©Lilly Lulay, Digital Dust, 2018
collage inserito in un Google photo layout e immagini da smartphone dell’artista
prodotte/ricevute 7.2017 – 6.2018
12 stampa su tessuto su due lati, basi di cemento. 50 x 225 – 50 x 512 cm
Accept Terms and Conditions, Kuckei+ Kuckei, Berlin, 2018, Installation view
Photo credits: Thomas Bruns
Courtesy L’artista
28/12/2020