A MONTH OF MAKING | MARK LECKEY
Su un fondale verde, tipicamente usato nella registrazione cinematografica per poter ricreare in digitale ambientazioni o luoghi, l’artista Mark Leckey dispone una serie di oggetti, ognuno dei quali è dotato di una targhetta che ne riposta la didascalia. Alcuni disposti a terra, altri su delle mensole, si caratterizzano fin dall’inizio per la loro natura ibrida, tra l’opera d’arte, il cimelio da museo e l’oggetto trovato in qualche mercatino dell’usato. La scultura fallica, chiara citazione ad Arancia Meccanica che con questo oggetto a sua volta cita l’opera Princess X di Constantin Brancusi, viene posta tra un televisore su cui Leckey riproduce un suo video precedente e delle riproduzioni in 3D di antiche sculture di divinità Azteche. Poco più indietro la scarpa di cristallo di Cenerentola viene dipinta completamente di nero. A Month of Making (2014) si definisce fin dall’inizio, in maniera chiara e quasi minacciosa, come una delirante stratificazione di riferimenti, citazioni, approfondimenti, associazioni. Leckey fa esplodere il suo mondo visivo senza alcuna paura di sommergere l’osservatore, anzi con l’intenzione di trasportarlo in una dimensione ancora in fase di costruzione e di cui mostrare le meraviglie, tra passato, presente e futuro.
Ed è proprio su questa idea di infinito work in progress che l’opera, definita dall’artista stesso come una touring exhibition, si costruisce e continua a crescere, invadendo diversi linguaggi e campi di indagine. Il cuore della ricerca è la rappresentazione della cultura visuale umana, che qui più che essere indagata con un approccio analitico viene piuttosto avvicinata con un atteggiamento più vicino a quello di un amante nei confronti della donna desiderata. Il progetto di Leckey che prosegue ormai da molti anni si concentra proprio sull’archivio del sapere e delle diverse espressioni dell’essere umano senza delle precise limitazioni: una wunderkammer composta dall’accumulo frenetico e sconsiderato di oggetti. Il punto di incontro? L’esplorazione ingorda della nostra cultura che, nella ricerca dell’artista, si configura come un’ossessione per la relazione che intercorre tra immagine e oggetto, tra realtà e la sua rappresentazione.
“I don’t want to look at things, I want to be in them.”
La follia anarchica che caratterizza A Month of Making è la tecnica con cui Mark Leckey ci fa sprofondare, come intrappolati in un vortice, nel suo immaginario e nel suo processo creativo. L’opera ambientale si definisce così come processo eternamente in corso, che non ha un suo inizio e che non può avere una sua fine ma che cerca di contenere al suo interno l’universalità del pensiero e dell’espressione umana, includendo una ricerca tra l’oggetto e la sua immagini digitale. L’ambizioso progetto espositivo dell’artista fa sfumare anche i limiti tra il ruolo dell’artista e quello del curatore: scegliendo di non esporre solo opere personali ma attingendo ad un bacino che sembra essere infinito (e che ci parla indirettamente anche della tendenza dell’uomo digitale di perdersi nelle ricerche infinite del web) di opere, macchine, oggetti, sculture, reperti, Leckey rompe qualsiasi gerarchia, qualsiasi definizione e demarcazione. A Month of Making è un luogo di libera sperimentazione della mente, per l’artista quanto per lo spettatore a cui non rimane che lasciarsi incantare dagli audaci accostamenti e nessi schizofrenici che definiscono quest’opera e che ne caratterizzano la peculiare e unica indennità.
Mark Leckey
A Month of Making, 2014
Video and various objects
Installation view, Gavin Brown’s Enterprise, New York © courtesy Gavin Brown and the artist
15/04/2023